PASTASCIUTTA ANTIFASCISTA DI CASA CERVI A SALA BIELLESE – II EDIZIONE

26 Luglio 2018 di A.N.P.I. Biella Lascia un commento »

Eravamo in tanti ieri sera a Sala Biellese, presso Andirivieni, per la seconda edizione della Pastasciutta antifascista di Casa Cervi.

Un’edizione particolarmente riuscita e il nostro ringraziamento, come sezione A.N.P.I. di Sala Biellese, va a tutto lo staff di Andirivieni Biella – Alfiero, Marco, Davide, Roberto, …, ai ragazzi di Arci Servizio Civile Piemonte, il cui encomiabile impegno è stato fondamentale per la buona riuscita della serata, agli amici di Canavese Canapa, e all’amministrazione comunale di Sala Biellese, che rivendica con orgoglio l’essere “Paese della Resistenza”.
Complimenti anche a Salvo Sparalesto per l’intrattenimento musicale.

E’ stata un’occasione di festa per ricordare l’impegno antifascista della famiglia Cervi, Alcide e Genoveffa e la loro numerosa prole – Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore, Rina e Diomira – che trovò espressione gioiosa nella pastasciutta offerta a tutto il paese di Campegine alla notizia della destituzione di Mussolini il 25 luglio 1943.

L’8 settembre 1943, data dell’armistizio, segnò l’inizio della Resistenza italiana, alla quale la famiglia Cervi aderì senza riserve, fino al tragico epilogo del 28 dicembre di quell’anno, quando i sette fratelli maschi, arrestati in quanto “ribelli sediziosi e comunisti”, furono fucilati, insieme a Quinto Camurri, al poligono di tiro di Reggio Emilia.

In tempi incerti come quelli odierni, dove sembrano prevalere l’egoismo, la volontà di esclusione, il razzismo, è bene ricordare l’insegnamento dei Cervi, che seppero ACCOGLIERE in casa loro, rifocillandoli e mettendoli poi in contatto con le formazioni partigiane della zona, gli ex prigionieri britannici (inglesi, australiani, neozelandesi): li accolsero e diedero loro aiuto senza porsi troppe domande sui rischi che potevano correre, perchè ritenevano fosse loro dovere aiutare coloro, sperduti in una terra ostile e sconosciuta, si trovavano in difficoltà.
Anche nel Biellese, sulla Serra, in Valle Elvo, in Valle Cervo – così come nel Canavese, nel Vercellese, in Valsesia – si possono trovare esempi di questa solidarietà spontanea, a nostro parere ancor più significativa del sostegno al movimento partigiano proprio perchè rivolta a persone “straniere”.

Oggi gli “stranieri” da aiutare non sono più inglesi, australiani, neozelandesi, bensì coloro – per lo più africani, ma non solo – che intraprendono massacranti viaggi della speranza – che troppo spesso si concludono nelle carceri dei paesi “di confine” finanziati dalla civile Europa o negli abissi profondi del mare – per sfuggire a guerre, fame, carestie e tentare di costruirsi una vita migliore.
Chi oggi si riconosce ancora nei valori che furono della Resistenza – pace, democrazia, giustizia sociale, rispetto dei diritti dell’individuo – e che sono fissati nella nostra Carta Costituzionale, non può e non deve dimenticare il valore dell’accoglienza, fondamentale per aspirare ad una società solidale e quindi ad una società più giusta

Lo dobbiamo a Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio e Ettore, perchè il loro sacrificio non sia stato vano.

 

 

 

 

 

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