Per SERGIO BORAINE (1923-2019)
Sergio non è stato un Partigiano combattente, ma ha lottato contro il Fascismo nelle file delle Squadre d’Azione Patriottica, le Sap. Ricordiamo i compiti di questa Brigata con le sue parole, che ha pronunciato durante la commemorazione dei 21 Martiri in occasione del 72.mo anniversario della fucilazione del 4 giugno del 1944.
“A quell’epoca avevo 20 anni e da alcuni mesi ero stato assunto come impiegato amministrativo in una azienda tessile in Biella che produceva in massima parte panno militare per l’esercito, pertanto ero munito di una tessera lasciapassare per i posti di blocco repubblichini sparsi in più alla periferia della città, e di un documento attestante l’esonero da obblighi militari, rilasciato dal Comando tedesco insediato all’Albergo Principe in via XX Settembre. Valutando questa mia rassicurante posizione, decisi di con altri compagni di far parte delle SAP (Squadre d’Azione Patriottica) che operavano in città, consapevole dei compiti molto rischiosi. Informai i dirigenti dell’azienda ed ottenni il benestare per la mia presenza al lavoro solamente per 4 ore giornaliere. I nostri compiti erano molteplici, ad esempio: collegamento con le formazioni partigiane, tramite le staffette, circa i movimenti e i possibili rastrellamenti delle truppe fasciste e tedesche – incontri col CLN locale per disporre aiuti finanziari al movimento resistenziale – segnalazioni alla Polizia partigiana di persone sospette di spionaggio – affissioni di manifesti murali invitanti alla rivolta popolare e diffusione di volantini e giornali clandestini – trattative con l’apporto del Clero per lo scambio di prigionieri partigiani e tedeschi – interventi studiati e predisposti per l’evasione di partigiani feriti ricoverati in Ospedale con la complicità di Medici e Suore – incontri in luoghi segreti all’insaputa dell’autorità fascista con i Sindacati clandestini, le Commissioni Interne delle fabbriche e rappresentanti degli industriali con il tacito assenso della U.I.B. Unione Industriali Biellesi, allo scopo di ottenere aumenti salariali e la disponibilità delle grandi aziende a istituire spacci alimentari – raccolta fra le maestranze di offerte in denaro destinate ai partigiani per le loro necessità giornaliere e invio di quantitativi di tabacco prelevato da un Distributore clandestino in città”.
Fu in quella cerimonia che ci indicò la piccola finestra rotonda di un palazzo – dal colore nocciola chiaro – che si affaccia sul lato sud della piazza da cui vide l’esecuzione. Con una nota di sdegno nella voce ci sottolineò la responsabilità di Giorgio Almirante – torturatore e massacratore di Italiani – di cui in quel periodo si parlava per la proposta indecente del Partito Fratelli d’Italia di intitolargli una via a Roma.
Oltre ai meriti per questa sua preziosa attività clandestina nella SAP, Sergio si era dedicato all’ANPI. Per tanti anni ha tenuta aperta la sede di via Ivrea, ne era diventato il Segretario, vero punto di riferimento per tutti noi delle Sezioni in tema di gestione amministrativa e proselitismo. Alla sua costante presenza, alla sua umiltà ed alla sua tenacia, si deve gran parte del merito di avere traghettato l’ANPI provinciale dai grandi testimoni come lui della Lotta di Liberazione verso la nostra generazione definita quella dei testimoni dei testimoni. Ricordiamo in modo speciale il suo grande desiderio, trasformatori in richiesta concreta verso le Amministrazioni locali, di portare la sede del Comitato provinciale nella Villa Schneider: impresa riuscita nel gennaio dell’anno scorso, quando però le sue condizioni di salute non gli hanno permesso di partecipare all’inaugurazione.
Ancora recentemente ci ha fatto il grande dono di consegnarci diversi documenti sulla Resistenza appartenenti al fratello Fortunio, importante figura del Comitato di Liberazione Nazionale, ed infine di partecipare alla celebrazione del 4 giugno di quest’anno.
Al tempo che viviamo del travisamento della realtà, delle grida per imporre il proprio pensiero, della mancanza di rispetto per chi la pensa in modo diverso dal nostro, la figura signorile di Sergio ci appare una figura degna di essere portata ad esempio delle giovani generazioni, ed anche, e forse a soprattutto, a quelli che usano impropriamente termini come patriota, sovranità popolare, onore e dignità.
Nel darti l’addio Sergio, ti promettiamo che lavoreremo perché le parole ritornino ad avere il senso per cui sono nate. Se ci riusciremo, sarà anche grazie al valore che ad esse la tua vita e le scelte delle persone come te hanno dato. Se non ci riusciremo, continueremo a lavorare perché l’ANPI possa diventare, come desideravi tu, la casa di tutti gli antifascisti. Una casa in cui la tua presenza continuerà ad essere sentita e apprezzata.
Ciao Sergio, grazie di tutto.
Biella, 13 novembre 2019