Sempre, arrivando alla vecchia sede di via Ivrea, e poi a Villa Schneider, la vecchia panda bianca ci preannunciava che “il Franco” era già arrivato.
Sempre primo, ad aprire le porte, a portare la bandiera, a tenere aperta la sede, ad essere orgoglioso della storia del Partigianato.
Sempre pronto ad arrabbiarsi per le nostre perdite di tempo, per le discussioni sconclusionate, o perchè non sappiamo dare importanza al valore morale dell’Anpi.
Sempre vigile sulla laicità e sull’autonomia della nostra Associazione da Chiesa e da Partiti.
“La mia famiglia era numerosa, eravamo nove figli. Non avevo nemmeno quattordici anni quando ho raggiunto i miei amici ribelli. La mela che stavo addentando mi diede il nome di battaglia”
Sempre a lui ponevamo le domande su fatti di quella lotta di Liberazione, su piccoli episodi che trasformano la cronaca in Storia, o per dare un nome a figure sbiadite di Partigiani su vecchie foto.
Sempre lui ci rispondeva con i suoi ricordi, con i suoi gesti, a volte con i suoi silenzi.
“Sono scampato per miracolo alla strage dei Partigiani avvenuta a Santhià a fine aprile, dopo la firma della resa. Pochi giorni prima mi avevano spostato dal Distaccamento Freccia, che fu annientato, altrimenti sarei morto con loro”.
Sempre a lui avremmo ancora domande da fare, ora che siamo dalla parte di chi deve rispondere, e sovente non sappiamo come.
Sempre a te, Partigiano Mela, diciamo grazie.
Mai, Franco, scorderemo quanto tu sia stato un buon Compagno.
Biella, 21 settembre 2019