Archive for the ‘Locali’ category
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Marzo 6th, 2020
Si riporta il D.P.C.M. 04 marzo 2020 – emergenza Coronavirus
Art 1 b “sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”.
Art 4 “le disposizioni del presente decreto producono effetto dalla data di adozione del medesimo e sono efficaci, salve diverse previsioni contenute nelle singole misure, fino al 3 aprile 2020.”
Pertanto la manifestazione è annullata.
Nel rispetto della memoria di questa giornata verranno comunque depositate in via ufficiosa dal Sindaco le corone d’alloro presso la Piazza del Municipio.
Comune di Salussola
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Marzo 3rd, 2020
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Febbraio 23rd, 2020
In ottemperanza alle disposizioni sanitarie che sospendono in Piemonte tutti gli eventi e le manifestazioni di ogni genere, all’aperto e al chiuso, che prevedono l’assembramento di persone, la presentazione del libro Sud e Resistenza – in programma martedì 25 febbraio p.v. alle ore 18:00 a Villa Schneider – è rinviata a data da definire.
Abbiamo appreso della morte di Luigi Moranino “Pic” ai primi di febbraio, comunicata a funerali avvenuti. Era nota la sua riservatezza, e l’assoluta assenza di ogni tipo di protagonismo del suo carattere.
Nato nel 1925 iniziò ad “essere partigiano”, e non solo a farlo, con i compagni del suo paese di Tollegno, che formarono le prime bande sul Monte Cucco. Nonostante la giovane età, in breve tempo conquistò ruoli di primaria importanza.
Una tappa fondamentale che segnò un punto di svolta nel partigianato locale fu quella di Rassa, nel tragico 13 marzo in cui persero la vita diciotto Partigiani, fra cui una donna, Nella Pastorello. Lui ne fu testimone e riuscì a salvarsi, e, dopo la discesa in pianura ed il successivo ritorno in montagna, raggiunse il prestigioso ruolo di vice commissario politico della 2.a Brigata, a riprova della sua preparazione e della sua autorevolezza fra i combattenti.
A guerra conclusa, seppe coniugare la teoria della sua visione del mondo con l’impegno quotidiano, come militante del Partito Comunista Italiano, e come dirigente dell’ANPI Provinciale, quando ancora comprendeva Biellese e Valsesia.
A metà degli anni Novanta assunse pure la carica di vice-presidente dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese ed in Valsesia, con il quale collaborò per lunghi anni.
Ha pubblicato diversi libri sulla Resistenza, collaborato alla rivista l’Impegno, ed ha anche curato il volume “Le donne socialiste nel Biellese 1900-1918”, a dimostrazione della sua grande curiosità intellettuale, della sua sete di conoscenza e della capacità di trasmetterla. La sua figura, la serietà del suo sguardo, il suo attraversare la città con la sua inseparabile bicicletta rossa mentre si reca alla Biblioteca quotidianamente per leggere i giornali e continuare le sue ricerche/studi sul Movimento operaio e sul Partigianato ci restituiscono l’immagine di una persona che non si fermava alla superficie ma voleva e sapeva entrare con la propria intelligenza all’interno di quel fenomeno così complesso, difficile ed inesplorato che è la Storia.
A noi piace ricordarlo quando il 28 aprile 2016 venne alla consegna della Medaglia della Liberazione: fu quella l’ultima irripetibile occasione in cui si ritrovarono compagni che condivisero momenti difficili, ma che diedero forma e sostanza alla nascente Costituzione ed alla nostra Repubblica.
E ci torna alla mente quella volta in cui, emozionati, ci recammo con lui, crediamo per l’ultima sua volta, a Rassa, qualche anno fa. La cosa che colpì fu vedere nei suoi occhi la tristezza come se quella strage fosse avvenuta da poco. Era profondamente legato a tutti i Caduti della Lotta di Liberazione, ma per alcuni conservava ancora un dolore acuto e presente, senza tempo.
Ricordiamo in particolare la sua amicizia e il suo attaccamento per “Okai” (Antonio Botta), uno dei caduti durante la battaglia all’Alpe Oro di Trivero, sulle pendici del Bocchetto Sessera. Il non dimenticare comporta anche che il dolore non si attenui mai. Fu di poche parole anche allora. Il nostro abbraccio alla moglie ed alla figlia.
A lui, non rimane che dire: grazie!
Per ANPI provinciale
GianFranco Barile – Luciano Guala


E’ vero che la storia la scrivono i vincitori, accade dai tempi di Erodoto; ed è vero che i vinti faticano a prendere la parola per decenni. Questo non giustifica l’uso strumentale e ideologico (politico) della storia e tanto meno le approssimazioni e le falsificazioni!
Il Comune di Biella commemora il “Giorno del ricordo” nella Biblioteca Civica con l’intervento di Emanuele Merlino, presidente del Comitato 10 febbraio, un campione del nazionalismo identitario, regista teatrale e coautore di un fumetto (non certo storico) sulla tragica vicenda di Norma Cossetto.
Il “giorno del ricordo” è stato istituito per legge nel 2004. Nel testo della legge si afferma la necessità di approfondire la conoscenza delle “più complesse vicende del confine orientale”, ma è diventato l’occasione per commemorare i morti italiani vittime della Guerra di liberazione slovena e croata contro i nazifascisti: si focalizza l’attenzione sulle cosiddette vicende delle foibe e dell’esodo, senza considerare che prima di questi fatti sono avvenute molte altre cose, come i vent’anni di politica fascista che ha “snazionalizzato” le popolazioni slovene e croate dei territori annessi con il trattato di Rapallo del 1920 e poi occupati, con la deportazione di intere popolazioni in campi di concentramento e poi nei lager nazisti.
Qualcuno può pensare che quelle terre conquistate fossero il segno della grandezza dell’Impero italiano ai tempi del fascismo. Ma non ci fu nulla di grandioso in quella storia, perché provocò una lotta di Resistenza durissima delle popolazioni slave contro gli italiani “fascisti e invasori”, una guerra feroce che fece anche vittime innocenti, come in tutte le guerre.
Per ricordare non si possono inventare immaginarie “identità italiane millenarie”, come fa il signor Merlino, almeno che si intenda spostare la data della nascita dell’Italia all’Impero Romano oppure alla presenza della potenza commerciale di Venezia.
La storia è una cosa seria e non la si può plasmare a piacimento. Bisogna distinguere tra storia e memoria: la storia è una materia scientifica, una raccolta di fatti inequivocabili: le interpretazioni e le valutazioni possono poi essere diverse, ma è un dato di fatto, ad esempio, che il 28 ottobre si compì la Marcia su Roma, evento che per i fascisti rappresenta una giornata di festa, mentre per gli antifascisti la fine della democrazia; così come il 25 aprile, giorno in cui si celebra la Liberazione dal nazifascismo è per i nazifascisti giornata di lutto.
La verità storica non si può imporre con una legge dello Stato… Non si possono improvvisare i numeri degli infoibati e farli diventare fatto storico: lo stesso Merlino nel suo spettacolo parlò di 20.000 infoibati, mentre nel fumetto dice “oltre diecimila”! E il suo sodale Salimbeni scrive: “2.500 persone forse non sono state gettate tutte quante nella vecchia miniera di Basovizza, ma sicuramente fra Basovizza, Monrupino, Abisso Plutone, Corgnale ed altri abissi della zona il quantitativo dei morti può raggiungere tale cifra” . Non si possono confondere i nazifascisti uccisi o giustiziati dalla lotta partigiana slovena e croata con le vittime innocenti delle vendette famigliari tragedia di tutte le “guerre civili” e parlare così di “violenza di massa”. La guerra è crudele sempre, noi, oggi, abbiamo il compito di capirne le cause e le dinamiche per trovare una ragione per non fare più guerre!
Anche la vicenda dell’”esodo italiano” dalle terre occupate, dell’Istria e della Dalmazia, deve essere ricondotta a ragione storica, senza tacere la drammaticità dei fatti, le responsabilità primarie del Fascismo e l’indifferenza ipocrita dei governi democristiani degli anni ’50, che hanno utilizzato in chiave elettorale gli insediamenti “ghettizzanti”, abitati da quei profughi, distribuiti nelle periferie delle città di frontiera e delle grandi città del nord e del centro Italia.
Nessuno può dirsi imparziale davanti alla storia, perché essa ci riguarda sempre, anche ad anni di distanza, ma le Istituzioni repubblicane non possono affidare ad una persona priva degli strumenti rigorosi della ricerca storica, presidente di un Comitato che ha legami con le culture delle destre sovraniste europee, nazionalista e nostalgico del “glorioso impero”, una commemorazione pubblica ufficiale in una Biblioteca civica!
05/02/2020
Coordinamento Biella Antifascista
ANPI Comitato Provinciale Biellese
ARCI Biella Ivrea Vercelli
Il 1° febbraio 1945 le formazioni partigiane biellesi dislocate sulla Serra furono investite da un massiccio attacco condotto da reparti nazifascisti nell’ambito dell’operazione di rastrellamento “Hochland” (Altopiano): il piano difensivo accuratamente predisposto dal comando della V Divisione Garibaldi permise ai partigiani biellesi di contenere per ore l’assalto nemico e di eludere poi la morsa avversaria con un’audace azione di ripiegamento – compiuta di notte e nella neve – verso le basi predisposte nel Canavese.
Per ricordare il 75° anniversario di quell’evento, che secondo Piero Germano “Gandhi”, comandante della V Divisione Garibaldi, segnò per il partigianato biellese il passaggio “dalla adolescenza alla maturità, dalla guerriglia alla guerra di popolo”, la Casa della Resistenza di Sala Biellese presenta la mostra “1 FEBBRAIO 1945 – 1 FEBBRAIO 2020: LA BATTAGLIA DI SALA… 75 ANNI DOPO“, realizzata attraverso la consultazione di documenti d’archivio (conservati presso l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, l’Istituto piemontese della Resistenza di Torino, l’Istituto Gramsci di Roma, Bundesarchiv) e di fonti storiografiche e memorialistiche, e con l’ausilio di un cospicuo supporto fotografico.
L’inaugurazione è fissata per SABATO 1 FEBBRAIO 2020 alle ORE 15:00 presso i locali della Casa della Resistenza, in via Ottavio Rivetti 5 a Sala Biellese. DOMENICA 2 FEBBRAIO l’orario di visita sarà 9:30 – 17:30
La mostra resterà esposta fino a SABATO 25 APRILE, con il seguente orario di apertura al pubblico: SABATO dalle 14:30 alle 17:30