E’ online il nuovo numero di Patria Indipendente, il quindicinale dell’A.N.P.I.
Dichiarazione della Presidente nazionale A.N.PI., Carla Nespolo
19 Giugno 2018
I censimenti etnici non appartengono all’Italia democratica. Questo Paese ha la memoria lunga e una naturale tensione all’accoglienza che va sostenuta non repressa. Per chi delinque, per tutti quelli che delinquono, senza distinzione di razza, esistono le leggi ordinarie. La smetta il Ministro dell’Interno di provocare la Costituzione su cui ha giurato. Smetta questo vergognoso e intollerabile andazzo di odio e divisione sociale.
Carla Nespolo – Presidente Nazionale A.N.P.I.
Il Comitato Biella Accoglie, con tutte le soggettività che ne fanno parte, promuove un momento di confronto, analisi, riflessione, musica per discutere dell’aberrante forzatura in tema di diritti umani cui stiamo assistendo in questi giorni a causa del nuovo Governo Italiano e del suo Ministro dell’Interno.
Ci vediamo ai Giardini Zumaglini, alle ore 17:00, partecipare numerosi e disponibili
L’Amministrazione comunale di Varallo ha accolto l’invito di Giulio Quazzola, valoroso partigiano valsesiano, di intitolare una piazza a Pietro “Pedar” Rastelli.
Dalla delibera di Giunta: “Questa Amministrazione vuole mantenere vivo il ricordo di Pietro Rastelli, uomo d’azione e antifascista, comandante partigiano durante la Resistenza oltreché primo Sindaco dopo la II guerra Mondiale con l’intitolazione della Piazza adiacente alla via Vietti.”
PIETRO RASTELLI (1919-1996)
Pietro Rastelli, “Pedar”, nacque a Novara il 15 giugno 1919 da una famiglia operaia con la quale si trasferì poi a Varallo, dove il padre, ed egli stesso, dopo l’avviamento commerciale, lavorarono alla Manifattura Rotondi.
Dopo il servizio di leva, che prestò nel Genio alpini partecipando alle campagne di Francia e Grecia, l’8 settembre tornò in Valsesia dove entrò in contatto con gli esponenti dell’antifascismo della zona e costituì uno dei primi nuclei partigiani, alle Piane di Cervarolo, fino a diventare il comandante della 84ª brigata “Strisciante Musati”, che così volle si chiamasse subito dopo la morte di Attilio Musati in uno scontro a Varallo.
Durante la Resistenza oltre a rimanere ferito, anche gravemente, per ben tre volte, furono molte le occasioni in cui seppe dimostrare l’efficacia delle sue scelte, il coraggio e l’abilità nel condurre la lotta armata. Per il suo indiscusso merito di combattente nella guerra di liberazione fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare e la croce di guerra, riconoscimenti inferiori ai meriti e alle sofferenze patite. Uomo d’azione e antifascista per vocazione esistenziale, prima che ideologica, ottenne con il proprio esempio e il proprio carisma il titolo a diventare Comandante partigiano di Brigata.
Alla Liberazione fu nominato sindaco della città di Varallo; fu anche dirigente della sezione di Varallo dell’Anpi, membro del Comitato nazionale, presidente della sezione varallese dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra e membro del Comitato d’onore dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli. Per lungo tempo fu anche dirigente del Pci varallese e valsesiano.
Morì il 4 gennaio 1996 a Varallo
L’appello di ANPI, Arci, Azione cattolica italiana, Legambiente, Libera e Rete della Conoscenza
La chiusura dei porti italiani alla nave Aquarius e alla Sea Watch 3, annunciata dal ministro Salvini, è una soluzione inaccettabile. La Convenzione di Amburgo del 1979 e le altre norme internazionali sul soccorso marittimo, oltre che i fondamentali principi di solidarietà, impongono che le persone soccorse in mare debbano essere sbarcate nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. L’Italia non può voltare le spalle, ogni migrante, tra cui tante donne e bambini indifesi, è prima di tutto una persona costretta a lasciare la propria terra, a causa di guerre, fame, siccità e disastri ambientali, per cercare la sopravvivenza altrove chiedendo accoglienza e asilo. Non si faccia l’imperdonabile errore di chiudersi nei confini della propria nazione, di alzare nuovi muri di odio e paura che non fanno bene al Paese e che aumentano ancora di più le disuguaglianze. Per questo chiediamo al Governo che vengano riaperti immediatamente i porti italiani per accogliere le navi che soccorrono i migranti.
ANPI Nazionale
Arci Nazionale
Azione cattolica italiana
Legambiente
Libera
Rete della Conoscenza
11 giugno 2018