In occasione del 75esimo anniversario della Liberazione il Maestro Ugo Nespolo ha realizzato e donato all’ANPI un manifesto con la parola d’ordine: RINASCERE.
La Festa della Liberazione come Festa della ripartenza per tutti gli italiani.
l nostro appello “social”: raccontiamo questi giorni partigiani.
Uniti nelle regole, ma anche nello scambio di belle possibilità di affrontare questo tempo.
#giornipartigiani
CHIAMATA ALL’UNITÀ CREATIVA
Tempi duri, care antifasciste e antifascisti. Tempi di obblighi necessari, di modifiche radicali degli stili di vita e anche dei pensieri. Siamo chiamati ad una forte unità, ad una resistenza oltremodo impegnativa. E allora proviamo a chiamarci, insieme, per creativi nomi di battaglia. Vi proponiamo un modo per rompere la clausura, questo stato di inquietudine che siamo costretti a sopportare da soli o comunque in una compagnia non esattamente sciolta. Vi proponiamo lo sviluppo di una parola chiave: CONDIVISIONE.
Inviateci le vostre letture, parti di esse, film, disegni, vostri, o dei vostri amici, figli, nipoti. Video. Inviateci anche semplicemente il racconto di una giornata che avete deciso viva, forte di una speranza.
Il senso è: raccontiamoci nella stessa barca. Raccontiamo questi giorni partigiani. Uniti nelle regole, ma anche nello scambio di belle possibilità di affrontare questo tempo virale.
Inviate i vostri materiali a ufficiostampa@anpi.it
Vi aspettiamo.
Saluto a Vanda Canna
del Comitato Provinciale di Biella dell’ANPI.
Con la passione che metteva in tutto ciò che faceva, Vanda fu una dirigente molto attiva dell’ANPI provinciale di Biella, che, come si può ancora intravvedere sul labaro che abbiamo portato qui oggi, all’epoca comprendeva anche la Valsesia. Le sue traversate sulle nostre montagne le aveva permesso la conoscenza di Partigiani e Staffette che non conosceva confini. Cosa possiamo dire qui di te Vanda? Come sempre succede in situazioni come questa, la figura e gli atti della persona che vogliamo salutare per l’ultima volta si accavallano nei nostri pensieri in un insieme di ricordi, di momenti vissuti insieme, di affetti, di esperienze che sono molto difficili da districare. Raccontare Vanda a chi non l’abbia conosciuta è un compito arduo: condivido con voi il dilemma se sia stata donna di una straordinaria normalità, o non piuttosto di una normale straordinarietà.
Di certo non è stata semplicemente una Staffetta Garibaldina. Lo capivamo quando, ospite a casa sua a Borgosesia, ci vedevamo accolti dall’effigie bronzea di Matteotti che sembrava prenderci per mano per introdurci nel Novecento migliore. Dentro quel salotto, con l’immancabile gatto, fra quelle vetrate Liberty, noi ci sentivamo così inadatti ed insignificanti di fronte agli eventi storici che Vanda e le persone come lei avevano vissuto in prima persona, diventandone protagonisti, a volte loro malgrado. Capivamo come fosse ancora colpevolmente in ombra il valore, la forza delle donne all’interno della Lotta di Liberazione, che combattevano su più fronti: la cura e l’assistenza dei Partigiani e dei familiari, la conservazione del proprio lavoro, l’attività di staffetta, fino in tanti casi alla latitanza.
Vanda ci sorprendeva tirando fuori il suo diario, un piccolo quaderno prezioso, e partiva con i suoi racconti, e non la si poteva più fermare, come un fiume in piena, come la büra. Ma a differenza della büra, dove l’acqua è scura, e trasporta ogni genere di detriti, le parole in piena di Vanda erano sempre limpide, e si poteva vederne il fondo: Aranco, Alpe del Frà, Cellio, Castagneia, L’Artignaga, Donato, Baltigati di Soprana, l’Oro della Lamma disegnavano quelle geografie che Calamandrei ci ha invitati a conoscere, e noi cerchiamo di far riscoprire. Parole che riempivano un universo di scarponi, di biciclette, di messaggi, di fame e di freddo in nascondigli impensabili. Parole da cui non si alzava mai l’odore acre del fango, dell’odio e meno che mai della vendetta.
Inevitabilmente emergeva la fìgura di suo padre, Antonio, il Sciur Togn, come ci diceva e spero di nominarlo correttamente, materassaio socialista che fu costretto a lasciare la natia Milano per motivi politici, e della mamma, mondina di Cerano nel Novarese, venuta a Borgosesia operaia nella Manifattura. Ci raccontava di Miliuccia, la prima staffetta garibaldina di Moscatelli, e del fratello Beppe che accompagnava gli ex-prigionieri di guerra da Jocu Chiara, guida alpina di Alagna che li aiutava ad attraversare il Monte Rosa per riparare in Svizzera. Ed anche del suo triplice nome Vanda Desdemona Zemira, di cui ci pare andasse molto fiera, nonostante si schermisse nel dirlo. Inevitabilmente, di qualsiasi argomento si parlasse, si finiva sempre sulle storie dei Partigiani Georgiani, del mitico Pore Mosulishvili, conosciuto a Coggiola, che fu catturato a Lesa sul Lago Maggiore, e del suo legame forte con la Georgia che non si è mai spento. Ce lo ricordò ancora alla fine dello scorso ottobre nell’ultimo incontro che avemmo con lei. Non so per quale fatalità, ma non posso non pensare al fatto che fra poco Vanda nel suo ultimo viaggio passerà proprio dalle parti dove Pore trovò la morte.
Una seconda Resistenza di Vanda può essere definita la sua inesausta attività nelle Scuole del Biellese e del Vercellese. Trovava sempre la forza e l’energia per andare dagli studenti a raccontare la sua vicenda, catturando attenzione e suscitando riflessioni. Generazioni intere di ragazzi e di ragazze sono state letteralmente calamitate dalle sue parole, dal suo porsi in modo anti-eroico. A chi le chiedeva perché scelse di essere una staffetta, una combattente, rispondeva con una semplicità disarmante: “Per me, non poteva essere che così”, ma detto con orgoglio e consapevolezza estrema, e non con la rassegnazione che una lettura superficiale potrebbe far supporre. E poi, a chi le chiedeva del rapporto fra la violenza e la lotta armata, dopo un attimo di silenzio il suo sguardo si faceva severo ed affermava “Non sono mai stata d’accordo con chi diceva che bisognava ammazzarli tutti, non ho mai sopportato le armi e non le ho mai usate: abbiamo lottato per poter ragionare, per poter parlare”.
L’ANPI di Biella, chi ti ha conosciuta, ti saluta così, Vanda, con una parola sola, e tu sai quanto sia difficile per noi e per me pronunciarle in questo giorno di febbraio: grazie!
Per Comitato provinciale Biella ANPI
Luciano Guala
Borgosesia, 20 febbraio 2020
Il discorso della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, alla manifestazione di Milano per il cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana
50° anniversario della strage di Piazza Fontana – Milano, 12 dicembre 2019
Intervento di Carla Nespolo, Presidente nazionale ANPI
Siamo qui, questa sera, per ricordare, con lo stesso strazio di allora, quel terribile giorno della strage. Quell’ora. Quel dolore.
La presenza del Presidente della Repubblica (che anche l’ANPI desidera salutare con gratitudine e affetto) ha reso ancora più significativa e importante questa giornata.
Faccio parte di quella generazione che c’era.
Che lesse le notizie dei giornali e le ascoltò in televisione.
Ricordo, come fosse oggi, lo sgomento, l’orrore e l’indignazione. Conoscemmo una per una le biografie delle vittime e ogni volta che vi ripensavamo aumentava il dolore e la sfiducia.
Iniziava la stagione della strategia della tensione.
Oggi lo sappiamo: nei fatti fu il terribile tentativo dell’eversione fascista e dei servizi deviati di scaricare sulla giovane democrazia italiana, non solo la colpa della strage, ma la responsabilità del proprio fallimento.
Per questo ci si aprì il cuore quando le fabbriche si fermarono. E i tre sindacati uniti indissero lo sciopero generale. Le tute blu marciarono in prima fila per tutta Milano.
Ancora una volta toccò al popolo e in primis alla classe operaia, essere baluardo di pace e civiltà.
Toccò ai famigliari delle vittime (straziati dal dolore) prendere il fuoco dell’indignazione e anche della lotta contro l’eversione nera.
C’ero quando ci giunse la notizia della morte di Pino Pinelli (suicidio, ci disse la Tv). Noi non ci credemmo e continuammo a gridare forte il nostro dolore e il nostro rifiuto della violenza.
Tanti di noi, c’erano. E saluto con affetto la moglie e le figlie di Pinelli. E per tutti saluto il prof. Carlo Smuraglia, Presidente emerito dell’ANPI, che fu il difensore della famiglia.
La nostra memoria corre anche agli anni successivi: alla strage di Brescia e dell’Italicus e di Bologna.
Sempre la giovane, confusa democrazia italiana, seppe resistere e alla fine vinse.
Avevamo imparato dalla Resistenza ad essere uniti, a far sì che le nostre differenze fossero una risorsa e non un ostacolo a lottare uniti contro il fascismo e l’eversione dei servizi.
Oggi mi chiedo: chi non ha vissuto quegli anni come può comprendere il crogiuolo di cambiamento di cui furono portatori?
In sostanza dobbiamo chiederci: i giovani, i giovani di oggi, cosa sanno di quegli anni? Poco o nulla. La scuola spesso non ne parla. La famiglia neppure. Anche in questo caso, come per la Lotta di Liberazione è importante impegnarsi per la trasmissione della memoria. Non solo per il doveroso ricordo di chi non c’è più ma per capire che il mostro del fascismo e della eversione è sempre dietro l’angolo e bisogna combatterlo, ogni giorno.
Si avvicina il Natale regaliamolo ai nostri giovani un libro: un buon libro che racconti con serietà la storia di Piazza Fontana. Abbiamo bisogno di conoscere per capire e perché non accada mai più.
La bellissima frase della Senatrice Liliana Segre che chiede ai giovani che in queste settimane hanno riempito con la loro voglia di futuro le piazze italiane diventi il nostro slogan: «Siate, ragazzi, “le sentinelle della memoria”».
Mi fa piacere in questa giornata evidenziare una buona e importante notizia: finalmente si farà a Milano, dove la Resistenza è nata, un vero e importante Museo Nazionale della Resistenza. L’annuncio dato dal Ministro Franceschini, l’impegno del Comune di Milano e del Sindaco Sala sono la risposta migliore a chi vorrebbe che tornassimo indietro, che perdessimo memoria, che sottovalutassimo la Costituzione. Non sarà così.
Siamo impegnati come ANPI anche a raccogliere le testimonianze dei partigiani ancora viventi e per partigiani intendiamo anche i protagonisti della lotta contro il terrorismo. In prima fila chi non c’è più: l’innocente Pino Pinelli; l’innocente Pietro Valpreda; l’innocente popolo italiano che ha saputo agire e reagire. Quel popolo a cui spetta, come dice la nostra Costituzione, il potere sovrano.
E dunque ancora una volta in questa memorabile giornata è la Costituzione la nostra guida e il nostro faro contro il terrorismo per la pace, per la giustizia sociale.
Infine, invio da questa piazza un affettuoso saluto alla nuova Presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, la cui elezione è anche simbolo di quanto cammino hanno fatto le donne nel nostro Paese.
Lettera aperta del combattente per la libertà e Presidente emerito dell’ANPI, Carlo Smuraglia. La risposta delle “sardine” di Milano
Lettera aperta alle “Sardine”
Care “sardine”, sto seguendo le vostre iniziative, con l’attenzione dovuta a tutto ciò che si “muove” in questa società, troppo statica e troppo spesso legata ad antiche prassi ed abitudini. Non ho nulla da suggerirvi e da proporvi, non solo perché non ne avete bisogno, ma perché sarebbe sbagliato. Ognuno ha il diritto – dovere di prendere in mano il proprio destino, così come molti di noi hanno fatto con la scelta partigiana nell’ormai lontano autunno del 1943. Gli sbocchi sono sempre incerti ed indefinibili a priori e nessuno ha il diritto di interferire, ferma restando la speranza che ne esca qualcosa di positivo per il complesso della vita politica e sociale italiana, così insoddisfacente per molti di noi (e di voi, credo).
Ho notato, però, un particolare che mi è parso assai interessante: durante la manifestazione svoltasi a Milano si sarebbero letti dal palco, alcuni articoli della Costituzione. Non so quali, perché ero a casa per una indisposizione che mi impediva di uscire in una giornata di pioggia. Il fatto, però, mi è sembrato positivo perché rappresenta quello che spero possa essere una premessa dello sviluppo delle iniziative che continueranno a svolgersi in tutta Italia.
Sostengo da tempo, come disse molto tempo fa Piero Calamandrei, che nei momenti difficili del Paese, il punto di riferimento deve essere la Costituzione. È questa che deve illuminarci, nei periodi più ardui e complessi, come punto di riferimento di ogni azione, perché la Costituzione è di tutti.
Io credo che già la lettura dei primi dieci articoli della Costituzione costituisca da sola un vero e proprio indirizzo per le azioni individuali e collettive. Ma sono anche convinto che l’intero “spirito” della Costituzione debba essere colto come un indirizzo, un “faro” che può guidarci, appunto quando tutto appare difficile e complicato e quando occorre individuare le vie d’uscita da un sistema che non riesce più a soddisfare i bisogni, i desideri, le attese della gente.
Ma c’è ancora una cosa su cui desidero richiamare la vostra attenzione. È pacifico che questa Costituzione si compone di affermazioni di valori, di princìpi e di impegni solenni per garantire l’effettività dei diritti, della uguaglianza e degli stessi valori concentrati soprattutto nella prima parte. Ebbene, la non attuazione di moltissimi di questi impegni è sotto gli occhi di tutti (dal lavoro, all’ambiente, alla tutela del patrimonio artistico, allo sviluppo della cultura, alla realizzazione di una vera “pari dignità sociale” e così via).
La sola attuazione di questi aspetti fondamentali della Costituzione rappresenterebbe un cambiamento sostanziale del sistema politico e sociale, un miglioramento della convivenza civile, uno sviluppo della rilevanza della persona e della sua dignità: insomma, una vera rivoluzione pacifica.
È un profilo importante, che mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione, per ogni possibile sviluppo. Se intervengo su questo punto, lo faccio per convinzione personale (del resto, ho pubblicato due anni fa un libro con un titolo significativo: “Con la Costituzione nel cuore”) e per indicare una possibile e forse necessaria via di approfondimento.
Leggete dunque queste parole non come una interferenza, che non mi permetterei mai, ma come una sollecitazione a riflettere su un punto importantissimo della vita nazionale, verso la quale voi stessi avete espresso un segnale inequivocabile di attenzione.
Cari saluti e molti auguri,
Carlo Smuraglia, Presidente emerito dell’ANPI
Milano, 3 dicembre 2019
LA RISPOSTA DELLE “SARDINE” DI MILANO
Caro professor Smuraglia,
le sue parole non sono certamente un’interferenza, ma semmai uno stimolo a portare avanti i valori di una Costituzione che il mondo intero ci invidia.
Quando ci siamo interrogati su come aprire il flash mob di domenica in piazza Duomo ci è sembrato naturale farlo con la lettura dei primi 12 articoli della Costituzione per ribadire, oggi come allora, questi principi fondamentali che, come lei stesso ricorda, sono il “faro” che può guidarci in questo momento in cui la politica sembra fatta solo di slogan e di odio anziché di rispetto e inclusione.
Abbiamo pensato che fosse importante che fossero i più giovani tra noi a dar voce alla nostra Costituzione e ancor più che a farlo fossero dei ragazzi italiani di fatto ma non di diritto.
Ma gli articoli della Costituzione vanno messi in pratica ogni giorno nella vita del Paese, vanno attuati realmente per poter arrivare all’effettivo riconoscimento dei diritti fondamentali: il lavoro, l’uguaglianza, la dignità sociale.
Diritti che che per la piazza del primo dicembre sono inalienabili e indispensabili per la convivenza in una società come quella attuale che, pur molto diversa da quella del dopoguerra e delle lotte partigiane, presenta ancora troppe ineguaglianze e limitazioni dei diritti civili e sociali, anche per la mancata attuazione di alcuni dei principi costituzionali.
Le sue parole però sono per noi anche un monito, perché ci spingono a riflettere ancora più profondamente su queste tematiche e sono, per noi tutti, un invito a portare avanti la rivoluzione pacifica contro ogni forma di razzismo e di fascismo contrastando, con determinatezza, l’odio e la discriminazione sostituendoli con la solidarietà, l’inclusione, l’accoglienza, il rispetto dei diritti, la laicità e la dignità sociale.
La ringraziamo pertanto delle sue preziose parole e dandole appuntamento in una delle prossime piazze, le assicuriamo che saremo tra le tante e i tanti che portano avanti quei valori che hanno animato lei e tutti i partigiani ed hanno contribuito alla Resistenza e alla nascita della Costituzione italiana.
5 dicembre 2019
Dichiarazione del Presidente dell’ANPI provinciale di Milano, Roberto Cenati, a seguito dell’annuncio del Ministro Franceschini della futura realizzazione del Museo in piazza Baiamonti nel capoluogo lombardo
“Abbiamo accolto con grande soddisfazione l’annuncio, da parte del Ministro Franceschini, della futura realizzazione in piazzale Baiamonti, a Milano, del Museo nazionale della Resistenza. La nostra Associazione si batte da tempo affinchè la Memoria del sacrificio dei Combattenti per la libertà abbia finalmente una “casa” dove possa essere adeguatamente e attivamente conservata e trasmessa in particolare alle nuove generazioni. Questa soluzione, per la quale il Ministro dei Beni Culturali ha previsto un ulteriore stanziamento di 15 milioni di Euro (oltre ai 2 milioni e mezzo di euro già stanziati), consente alla Casa della Memoria, diventata ormai punto di riferimento fondamentale per migliaia di milanesi, di continuare la propria attività di carattere culturale, storico e di dotare Milano e l’Italia di un Museo (lo spazio previsto è di 2.500 mq) degno del ruolo che il Paese ha avuto nella Resistenza al nazifascismo. Con questa importante decisione si è finalmente valorizzata l’esigenza di colmare un vuoto non più tollerabile”
Roberto Cenati – Presidente dell’ANPI provinciale di Milano
9 dicembre 2019
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI a seguito dell’inchiesta di Enna che ha fatto emergere un progetto di attentato in una sede dell’ANPI da parte di un costituendo partito filonazista
Apprendo dalla stampa che l’inchiesta di Enna sul tentativo di costituzione di un partito filonazista ha fatto emergere tra gli obiettivi di questi individui anche quello di realizzare un attentato in una sede dell’ANPI. Esprimo chiaramente preoccupazione per questo gravissimo fatto, che si inserisce in un clima generale di violento attivismo nero, ma allo stesso tempo dichiaro con forza che l’ANPI non si fa certo intimidire e continuerà a svolgere, in tutta Italia e con tutte le forze, il suo dovere di contrasto ai fascismi e ai nazismi. Insisteremo quindi, insieme a tante altre Associazioni, a chiedere che vengano sciolte le organizzazioni che si richiamano a quegli ideali criminali, come CasaPound e Forza Nuova. Confido di trovare, in questa non facile battaglia, il sostegno e l’adesione di tante cittadine e cittadini democratici. L’ANPI ha bisogno di tutti loro
Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI
29 novembre 2019
Sulla copertina della nuova tessera la rielaborazione, a cura dello studio Origoni Steiner, di un progetto di manifesto per il 25 aprile 1973 realizzato dal noto designer e partigiano Albe Steiner
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
La drammatica situazione in Bolivia richiede una chiara presa di posizione da parte della comunità internazionale. Ancora una volta in un Paese sudamericano si assiste ad un colpo di Stato. Occorre l’immediato ripristino della legalità, il pieno ritorno alla libertà e alla democrazia in Bolivia attraverso libere elezioni indette dal legittimo presidente alla presenza di osservatori internazionali al di sopra delle parti. Occorre, inoltre, presenza, partecipazione attiva, denuncia da parte di tutti i sinceri e responsabili democratici.
Carla Nespolo
13 novembre 2019