23 Luglio 2019
Il servizio di www.repubblica.it – con una dichiarazione in esclusiva della Presidente nazionale ANPI – sulla Pastasciutta antifascista promossa dall’Associazione in tutta Italia per celebrare il 76° anniversario della caduta del fascismo
La dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo:
“Il 25 luglio è festa grande per il nostro Paese. Si celebra infatti la caduta del regime criminale di Benito Mussolini. E l’ANPI sarà impegnata, in tutta Italia, in decine e decine di iniziative di memoria attiva. Ricordando la famosa “pastasciuttata” a Campegine offerta dai Cervi lanceremo un messaggio chiaro: il fascismo è e resterà un crimine. Sono intollerabili, oltreché illegali, tutte le manifestazioni apologetiche, cortei in orbace, saluti romani, ma soprattutto le violenze razzistiche. Diremo, inoltre, con forza che le tentazioni autoritaristiche, le barricate disumane contro i deboli in fuga dalle guerre e dalle torture sono fuori dalla Costituzione. Invitiamo tutte le cittadine e i cittadini a partecipare alle iniziative, a fare insieme e sempre di più antifascismo, democrazia e pace”.
LEGGI IL SERVIZIO DI WWW.REPUBBLICA.IT SULLA “PASTASCIUTTA ANTIFASCISTA”: https://www.repubblica.it/politica/2019/07/23/news/25_luglio_pastasciutta_antifascista_anpi_cervi_famiglia_fratelli-231802232/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P11-S1.4-T1
III EDIZIONE DELLA PASTASCIUTTA ANTIFASCISTA DI CASA CERVI
Il 25 luglio 1943 segnò la data della fine del ventennale regime fascista. All’annuncio della destituzione di Mussolini da capo del governo fecero seguito manifestazioni di gioia in tutta Italia: a Casa Cervi si celebrò una delle feste più originali, con una grande pastasciutta offerta a tutto il paese, distribuita in piazza a Campegine per l’occasione.
Per ricordare quell’evento e l’impegno antifascista della famiglia Cervi – che pagò per questo un prezzo altissimo, con l’assassinio da parte fascista dei sette figli maschi di Alcide e Genoveffa Cervi, avvenuto il 28 dicembre 1943 al Poligono di Tiro di Reggio Emilia – la sezione A.N.P.I. di Sala Biellese aderisce all’iniziativa promossa dall’Istituto Alcide Cervi e organizza la III edizione della Pastasciutta antifascista di Casa Cervi.
Appuntamento SABATO 27 LUGLIO 2019 a Sala Biellese a partire dalle 19:30 presso la piazzetta Ottavio Rivetti.
È gradita la prenotazione: 340 9687191 Rolando
Menù della serata (15 Euro):
PASTASCIUTTA al burro / al sugo
PORCHETTA con insalata
ANGURIA
ACQUA / VINO
Alle 21:30 – presso il Salone Polivalente di via Ottavio Rivetti 3 – sarà proiettato il film “I SETTE FRATELLI CERVI” di Gianni Puccini, con Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla
Presso la Casa della Resistenza di via Ottavio Rivetti 5 saranno inoltre esposte le immagini fotografiche dell’archivio Cesare Valerio (gentilmente concesse dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella) che documentano le festose reazioni dei biellesi all’indomani della caduta di Mussolini e del fascismo.
11 Luglio 2019
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
Esprimo grave preoccupazione per i contenuti di alcune modifiche costituzionali e legislative volute dal Governo e per il metodo con cui si sta operando per realizzarle. Le modifiche costituzionali attengono alla riduzione del numero di parlamentari e al referendum propositivo. Quelle legislative al cosiddetto regionalismo differenziato. Si discute e si procede sull’insieme di tali cambiamenti senza alcun coinvolgimento dei cittadini anzi, come nel caso del regionalismo, nel segreto di trattative da tempo in corso fra il ministero competente e le singole Regioni che hanno richiesto tale autonomia differenziata. L’Italia che sembra prefigurarsi è molto diversa da quella disegnata dalla Costituzione. Viene svilita la funzione del Parlamento: sia a causa del numero di parlamentari troppo limitato rispetto al numero di abitanti, con ulteriori effetti negativi sulla reale rappresentatività dei parlamentari, sia per la configurazione di un istituto referendario concorrenziale col Parlamento e non integrativo delle funzioni di Camera e Senato, sia infine per lo svuotamento dei poteri delle Camere e, più in generale, dello Stato rispetto ad alcune regioni. Non solo: pur prendendo atto di differenze profonde – per quello che si può sapere sino ad oggi – fra i progetti di autonomia differenziata del Veneto e della Lombardia rispetto all’analogo progetto dell’Emilia Romagna, essi presupporrebbero più poteri alle regioni che lo richiedono, un trasferimento di competenze su una vastissima gamma di temi, fra cui scuola, sanità, trasporti, ambiente e potrebbe prevedere, almeno nelle intenzioni di alcune regioni, particolari e consistenti vantaggi economici per alcuni territori, sancendo così, giuridicamente e non soltanto come situazione di fatto cui rimediare, un’Italia a due o più velocità. Dopo un secolo di lotte per il riequilibrio fra sud e nord – la cosiddetta “questione meridionale” – si sancirebbe l’abbandono dell’obiettivo del riequilibrio lasciando il Mezzogiorno al suo destino. In concreto questo vorrebbe dire definire per legge la diseguaglianza territoriale dei diritti dei cittadini e marginalizzare le funzioni dello Stato, mettendo a repentaglio elementi costitutivi dell’unità e dell’identità nazionale. Nessuna modifica deve stravolgere lo spirito della Costituzione. In particolare va salvaguardata, anzi opportunamente rivitalizzata la natura parlamentare della Repubblica italiana, il suo essere “una e indivisibile” e va pienamente attuato quell’articolo 3, comma secondo della Costituzione, che impone alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, anche di tipo territoriale, i quali, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, sono un ostacolo al pieno sviluppo della persona e alla sua partecipazione civile.
Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI
Terzo appuntamento con la rassegna Visumse!, per riscoprire la storia di partigiane e partigiani cui sono intitolate vie della città con narrazioni e performance teatrali.
Questa volta l’appuntamento è con la storia del partigiano italo-somalo Giorgio Marincola e la narrazione è a cura di Municipale Teatro di Torino
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
Ho accolto con gioia la notizia del provvedimento del Gip di Agrigento che restituisce la libertà a Carola Rackete. Una decisione che conferisce alta dignità e imprescindibilità al lavoro di tante donne e uomini guidati esclusivamente dalla bussola dei diritti e del rispetto della vita umana. Ma esprimo anche indignazione e preoccupazione per il violento attacco al Gip da parte del Ministro dell’Interno. La magistratura è un potere autonomo e metterla in discussione, addirittura denigrarla quando non agisce in modo corrispondente alle aspettative del Governo vuol dire superare il limite consentito dal sistema costituzionale, tentare di sovvertire l’ordine democratico dello Stato. Tutte le forze politiche che sostengono questa linea eversiva sono corresponsabili.
Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI
3 luglio 2019
COMUNICATO STAMPA DEL COMITATO PROVINCIALE BIELLESE DELL’A.N.P.I.
Il comitato provinciale biellese dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia vuole esprimere
sconcerto e indignazione in merito agli insulti rivolti alla capitana della nave della ONG Seawatch,
ritenendo che la questione vada ben oltre le decisioni politiche ma che sia una questione di difesa
dell’umanità e della Costituzione.
Carola Rackete ha agito responsabilmente per salvare delle vite. E’ libera poiché la magistratura
ha appurato che non sussistono reati. Il Ministro dell’Interno ha invece diffuso a questo proposito
un intervento inqualificabile, a dir poco forcaiolo.
L’Anpi protesta inoltre contro gli insulti sessisti indirizzati a Rackete, sia mentre scendeva dalla
nave che in seguito sui social network. Non si può urlare a una donna “spero che ti violentino” e
altre espressioni qui non ripetibili ; ancora più grave è stato il silenzio del Ministro dell’Interno che
ha taciuto dopo averla definita “sbruffoncella”.
Tutto questo è un preoccupante sintomo del degrado morale in cui il nostro paese è scivolato. Chi
fugge da fame e guerra è considerato un invasore, chi difende la vita e la dignità è diventato un
nemico ed è invece tollerato chi li insulta o augura loro lo stupro se donne.
Questa è una delle tante vicende che negli ultimi anni hanno visto parte dei cittadini/e italiani/e
esprimere in questi casi un odio e un’avversione prima inesprimibili.
Ricordiamo che nel periodo più buio della nostra storia, chi ha difeso stranieri o diversi per
religione e colore della pelle mentre erano in pericolo era considerato criminale e nemico dello
Stato. Ora ci si commuove sentendo le loro storie e si celebrano le loro azioni con cerimonie e
commemorazioni, mentre non ci si rende conto che chi oggi si comporta allo stesso è oggetto
della peggiore violenza verbale e mediatica.
Per questo motivo esortiamo a stare in guardia dal pericolo di una deriva verso una società chiusa
e discriminatoria e invitiamo tutti gli amministratori, le istituzioni e coloro che hanno un qualsiasi
ruolo pubblico a vigilare e reagire con fermezza di fronte a qualsiasi segnale di intolleranza e
razzismo.